Perché usare la lente dell’intergenerazionalità quando si parla di territorio?
Affrontare il tema del cambiamento del territorio significa sicuramente affrontare un percorso di analisi a più livelli, da quello urbanistico a quello naturalistico, passando per lo studio dei cambiamenti climatici a livello locale e per gli aspetti di trasformazione che il lavoro dell’uomo e l’azione delle stesse comunità hanno avuto sul paesaggio.
Senza scomodare troppi ‘paroloni’ però, significa forse anche prendere in considerazione i fenomeni sociologici e antropologici che, in una relazione complessa e circolare, hanno influito e sono stati influenzati proprio dalla variabile territorio, sia che la si consideri come causa o come effetto dei diversi cambiamenti.
I ragazzi della V Liceo Scientifico Dante di Crema hanno quindi deciso di andare direttamente alla fonte e di ascoltare dalla viva voce degli anziani ospiti della RSA Camillo Lucchi di Via Zurla le storie e le opinioni di chi il territorio lo ha vissuto prima di loro ed è stato testimone di tante trasformazioni.
I pensieri degli anziani sul loro territorio e le sue trasformazioni
Inutile dire che quando si tratta di dare il loro contributo gli anziani residenti della RSA di Crema si tirino indietro, anzi. Ai ragazzi che chiedevano ‘com’era la il cremasco in cui siete cresciuti e avete lavorato’ gli ospiti hanno risposto con ricordi e riflessioni.
C’è chi ha ricordato come la Città fosse occasione di incontri ricordando “quando in p.zza Marconi le donne andavano a lavare i panni. Era un bel momento sopratutto per noi bambini che giocavamo, ci rincorrevamo, giravamo intorno al Teatro Sociale… il nostro bel Teatro che poi è bruciato…”
La signora E., insegnante per una vita, ha ricordato invece la trasformazione del servizio scolastico della Città di Crema: “Quando mi sono sposata sono venuta ad abitare a Crema. Era una bella cittadina molto quieta; c’erano poche scuole: il Liceo Classico, il Liceo Scientifico, l’Istituto Magistrale, le Commerciali… poi pian piano sono diventate tantissime! Oggi Crema è piena di scuole, sono un’insegnante e apprezzo questo interessante cambiamento della città, gradisco un po’ meno la confusione e il traffico conseguente.”
Altri hanno invece partecipato ricordando come fino al secondo dopoguerra la bicicletta fosse considerata un lusso, oppure i grandi freddi invernali nei quali si poteva pattinare alle marcite ghiacciate usando gli zoccoli come pattini. Qualcuno ha invece riflettuto sul cambiamento agricolo, osservando come luoghi che vedevano un gran numero di persone al lavoro, sono oggi caratterizzati dall’impiego massiccio di macchine e pochissime persone.
Infine, la signora M., 99 anni, ha condiviso i ricordi legati al manicomio di Santa Maria. Nei suoi racconti è emerso il ricordo di quando, da ragazzina, frequentava l’Istituto delle Suore per apprendere l’arte del cucito: in quegli anni le suore avevano la caritatevole abitudine di andare a far visita agli ospiti del manicomio e di portare con loro le giovani allieve.
Non ultimo alcuni pensieri e ricordi sparsi: “c’era sempre il vigile sullo sgabello alle ‘quattro vie'”; la città era “meno città e più campagna“; la città era incontro; la città si viveva in bicicletta; in p.zza Trento e Trieste c’erano la scuola e il mercato dei polli.
Il lavoro agricolo e la comunità
Grossa parte della loro storia e della loro identità, il lavoro agricolo è stato descritto come, in quasi tutte le sue fasi, rappresentasse contemporaneamente anche un grande raduno familiare e sociale: “ci potevi trovare tutti, i bambini gli adulti gli anziani, ognuno a fare la propria parte“. Il campo era quindi il luogo di un grande gruppo e, paralleli al lavoro, scorrevano il racconto di sé, i piccoli grandi passaggi di insegnamenti, la cornice di una familiarità molto più ampia e solidale di quella oggi solitamente sperimentata. Gli ospiti si sono molto concentrati sulla differenza visiva, paesaggistica, del campo di ieri e di oggi: da una quotidianità lavorativo esperenziale, allargata e molto pratica, ad un luogo di lavoro pressoché individuale con i molti strumenti e supporti meccanici.