Proteggere, ovvero essere un passo avanti

È così che abbiamo tentato di lavorare in questo ultimo anno, osservando le normative, i dati epidemiologici del territorio per provare a mettere in campo misure di protezione che prevenissero il più possibile il rischio di nuovi contagi. Insieme a voi e ai nostri ospiti e pazienti ci siamo spesso sentiti come sulle montagne russe dove, ad un periodo di calma relativa si alternavano salite e discese spesso repentine (come quella, ad esempio, dello scorso dicembre).I modi di incontrarsi sono cambiati spesso, ma quelle che non sono cambiate sono state le nostre e le vostre emozioni. Ad esempio, una delle operatrici – che con discrezione assisteva gli ospiti durante i colloqui – ci ha confidato che “E’ bellissimo vedere un signore, residente in rsa, che durante le visite regala sguardi d’amore alla moglie dopo 60 anni insieme…”
Anche l’osservazione attenta e delicata ci ha fatto scoprire molte cose che, forse, qualche volta si danno per scontate nella dinamica di ogni giorno. Come quella volta che, nei pressi del bar della Casa di Riposo di Via Zurla, abbiamo notato un ospite aspettare a far colazione perché in attesa dei suoi figli e, con loro, della gioia di poterla condividere insieme. Oppure quei telefoni che comparivano dalle tasche, tenuti lontano certo, ma impazienti di mostrare le foto dei nuovi arrivi in famiglia o di avviare una videochiamata per condividere tutti insieme la gioia di vedersi e salutarsi.

Uno sforzo senza fatica

Durante questi ultimi 15 mesi abbiamo programmato, organizzato e accompagnato ben 8.509 incontri. Per noi un numero impressionante se guardato oggi, ma il cui ricordo non si accompagna a quello della fatica. Nei nostri cuori resta la soddisfazione per i nuovi rapporti nati in un tempo così difficile grazie al progetto ‘Nipoti di babbo Natale’. Incontri casuali che si sono via via trasformati in amicizia prima e in incontri veri e propri poi.
E poi ci sono loro, le ormai famose videochiamate: è stato emozionante e a volte stupefacente osservare con quale facilità i nostri ospiti si sono adattati ad uno strumento digitale che, forse, non erano in grado nemmeno di immaginare così presente nella loro vita (“Mi fai usare il telefono grande [Tablet] che voglio salutare mio figlio?”)
Da lunedì tutto sembrerà un po’ più normale grazie allo sforzo e al sacrificio di molti, grazie alla pazienza e all’impegno con cui tutti noi abbiamo vissuto questi ultimi 15 mesi e grazie ai vaccini e alle regole che sembravano assurde ma che, insieme, abbiamo rispettato. Non è ancora finita, certo. Possiamo però guardare avanti con ottimismo e tornare ad incontrarci in modo più umano.